Ottobre 2008
PRU Programma di Riqualificazione Urbana del QUARTIERE COMPAGNONI FENULLI
Nel 2001 l’Amministrazione Comunale, con rogito notarile del 10/12/2001 e come previsto dalla Legge 27/12/1997 n. 449 “Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica”, acquista a titolo gratuito dallo Stato il quartiere ‘Compagnoni Fenulli’. Il complesso denominato ‘Compagnoni’ è costruito tra il 1957 e il 1964 dall’Istituto Autonomo Case Popolari (ex-IACP) nell’ambito del piano di edilizia popolare del Ministero dei Lavori Pubblici; mentre l’area delimitata da via Fenulli è destinata all’ edilizia popolare con l’ultimo PEEP di Reggio Emilia completato nei primi anni ‘80.
L’Amministrazione Comunale acquista un totale di 493 alloggi dei 538 esistenti, distribuiti su 34 edifici, perché 45 sono di proprietà privata in quanto riscattati dagli inquilini negli anni precedenti.
Gli edifici tutti con altezza pari a quattro piani, hanno due appartamenti al piano, quindi con un solo corpo scala n° 8 alloggi, due scale n° 16 alloggi e tre scale n° 24 alloggi.
La superficie dell’unità immobiliari varia tra i 40 e 72 mq.
Nel periodo dal 2001 al 2003 c’è stato un primo progetto nel quale si era cercato di applicare i principi della bioarchitettura e del guadagno termico – solare. Progetto che prevedeva una quota ridotta di edifici da demolire, cioè 11 edifici (su 34) costituiti da 176 appartamenti, la nuova edificazione di 88 alloggi nella parte centrale del quartiere, la costruzione di un’autorimessa interrata e soprastante piazza pubblica e, infine, la ristrutturazione dei restanti 23 edifici per un totale di *462 alloggi.
Con questo primo progetto si manteneva l’impianto urbanistico storico del quartiere, si riduceva la densità abitativa di 88 unità ed il sistema del verde diventava l’elemento dominante dell’intervento.
Questo progetto, arrivato fino alla presentazione in consiglio di circoscrizione IV, è poi ‘scomparso’per essere sostituito da un secondo progetto che, dopo più varianti, nella soluzione definitiva prevede la demolizione dell’intero quartiere.
L’area è stata suddivisa in cinque stralci. Il primo stralcio, finanziato nel triennio 2004-2007 con contributo regionale di quasi un milione d’euro, prevedeva la realizzazione sei edifici per un totale di 104 alloggi. Il secondo, terzo, quarto stralcio, finanziato per il triennio 2008-2010 con contributo regionale di otto milioni di euro, dovrebbe realizzare 80 alloggi di edilizia residenziale pubblica, 88 alloggi a libero mercato e il rimanente uffici e funzioni commerciali; il quinto stralcio, angolo con via della Canalina, è avvolto dalla nebbia e non si hanno informazioni.
Al momento non è completata neppure la realizzazione del primo stralcio. I lavori dei due edifici ancora mancanti sono iniziati da poche settimane e la fine lavori è prevista per il 2010. Una delle quattro nuove palazzine terminate nel 2007 è ancora da assegnare: giace lì da un anno con i suoi sedici alloggi completamente vuoti e presenta già dei segni di deterioramento.
La realizzazione del progetto attuale ha richiesto l’autorizzazione di due varianti alle Norme Tecniche Attuative (NTA) del PRG vigente: la prima per il non rispetto delle distanze di zona (gli attuali edifici sono stati edificati sul limite di proprietà, significa non aver mantenuto i cinque metri dal confine, il che è reso possibile essendo il confinante il verde pubblico del Parco dei Platani).
La seconda variante per autorizzare l’aumento dell’altezza massima, dai quattro piani consentiti ai nove piani fuori terra. Della superficie utile esistente n’è utilizzata il 90%; i rimanenti 1360,74 mq, non utilizzati, a tutto oggi non è dato sapere come e dove saranno impiegati.
Nel 2005 la stampa locale citava questa superficie tra i volumi edificabili da ricollocare (si tratta di delocalizzazione?). Viene da chiedersi se questa superficie rientra nell’importo totale di “quote di edificabilità” che il Comune ha messo in vendita con bando d’asta nel giugno 2007, mq 13.428 di superficie utile o se rientra nei 12.342 mq che saranno venduti il 5 novembre 2008.
Venticinquemilasettecentosettanta (25.770) metri quadrati di superficie utile di proprietà pubblica, che nessun esponente del mondo politico pare curioso di capirne le modalità di acquisizione e tanto meno ha la preoccupazione di renderle pubbliche.
Invito chi legge ad una riflessione: il comune diventa proprietario, a titolo gratuito, di un’intera area… ne cede una parte al libero mercato… si tiene il 10% della superficie utile residua…Se le risorse finanziarie non si sono modificate negli anni, perché invece si è resa necessaria quest’operazione che, di fatto, riduce il numero di alloggi pubblici? La risposta dell’amministrazione sarà pronta e convincente, ma ciò non toglie che è l’edilizia residenziale pubblica a subirne le conseguenze. E con lei i cittadini che n’avrebbero diritto.
La qualità dell’impianto urbanistico, la qualità architettonica, la qualità edilizia, il rapporto con gli abitanti del quartiere, che si è limitata solo agli inquilini del ‘ghetto’, la dotazione di parcheggi che sottrarrà altra area verde, la modifica della viabilità per la messa in sicurezza dell’attraversamento del quartiere, la qualità della relazione amministrazione pubblica – cittadini/residenti/inquilini… e tanti altri aspetti che meriterebbero riflessioni ed approfondimenti rimangono quesiti e dubbi che attendono una risposta concreta alle definizioni di vivibilità urbana, partecipazione, riqualificazione tanto inflazionate e ripetute quando si parla di interventi in realtà urbane e extra-urbane.
Nella relazione tecnica cha accompagna l’ultimo progetto si legge testualmente” Obiettivo dell’intervento è la riqualificazione della struttura urbanistica, dell’assetto morfologico dell’abitato, della dotazione dei servizi, del sistema dell’accessibilità e, infine, particolare importanza avrà la valorizzazione delle radici storico – culturali e della struttura sociale”.
Smantellano e demolendo il quartiere, cambiando l’utenza possiamo ritenere raggiunto l’obiettivo?
*Nota: i dati cui facciamo riferimento sono tratti da documenti ufficiali. Si rileva però il fatto che i numeri sono spesso contrastanti e non coincidono perciò è difficile fare calcoli comparativi.